Responsabilità, prevenzione e metodo: sono i tre cardini che oggi determinano la continuità di un’impresa. Giovanni Battista Bachiocco, commercialista e Senior Associate di ConsultINT & Partners, spiega perché dotarsi di adeguati assetti organizzativi e contabili non è solo un obbligo normativo, ma un investimento strategico che tutela gli amministratori e rafforza la solidità aziendale.
Bachiocco, perché oggi è così cruciale dotarsi di strumenti di prevenzione della crisi?
«Perché l’errore non è l’unico fattore di rischio: anche l’omissione pesa. La legge richiede a ogni imprenditore di adottare strumenti concreti per monitorare la salute dell’impresa e cogliere subito i segnali di crisi. Se un amministratore resta inerme di fronte a campanelli d’allarme come stipendi non pagati, debiti scaduti o esposizioni bancarie fuori fido, la responsabilità personale diventa inevitabile».
Quali sono i pilastri fondamentali su cui costruire questa tutela?
«La normativa parla di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili. Significa tre cose. Prima di tutto organizzazione: organigrammi chiari, deleghe definite e procedure trasparenti. In secondo luogo la parte amministrativa: pianificazione, budget, KPI, bilanci e controllo di gestione. Ultimo punto, non meno importante: contabilità. Registrazioni aggiornate e audit regolari.
Non è l’errore a mettere nei guai un amministratore, ma la mancanza di prove della sua diligenza. Verbali di CdA e report interni diventano la miglior difesa in caso di contestazioni. È proprio questo approccio documentale e strutturato che noi di ConsultINT & Partners trasferiamo nelle aziende: dare metodo, continuità e traccia a ogni decisione».
Dove sbagliano più spesso le PMI?
«Nella pianificazione. Molte ragionano solo a consuntivo, confondendo utile e liquidità. È un errore che può costare carissimo. Servono strumenti minimi: budget annuale, piano di cash flow a 12 mesi, analisi del capitale circolante e programmazione degli investimenti. Indicatori come DSCR, margine di tesoreria e posizione finanziaria netta sono veri e propri sensori che permettono di prevenire la crisi prima che diventi irreversibile».
In concreto, che cosa dovrebbe monitorare ogni amministratore?
«Serve un cruscotto anti-crisi con pochi indici chiave: DSCR (Debt Service Coverage Ratio), cash flow operativo previsionale, margine di tesoreria ed EBITDA margin prospettico. Accanto a questi restano importanti leverage, going concern e rotazione del magazzino. Noi in ConsultINT & Partners li affianchiamo con strumenti visivi semplici, come un sistema semaforico rosso-giallo-verde, che rende immediato cogliere i segnali di criticità».
Una volta intercettati i segnali, quanto conta la tempestività?
«È decisiva. Nelle prime due settimane l’amministratore deve convocare il CdA, verbalizzare i problemi, coinvolgere l’organo di controllo e sospendere decisioni non essenziali. Tra la terza e la quarta settimana inizia l’analisi, dalla quinta all’ottava si distingue se la crisi è lieve o grave. Dalla nona alla dodicesima si lavora a un piano di ristrutturazione con banche, soci e fornitori. Ogni passaggio va documentato: è la prova della diligenza dell’organo amministrativo».
Qual è il valore del check-up periodico?
«Gli assetti adeguati non sono statici: vanno rivisti almeno ogni sei mesi. La review semestrale è cruciale perché consente di aggiornare i dati, confrontarli con budget e forecast, simulare scenari avversi e verificare gli indici di allerta. Non è solo un obbligo normativo: è una garanzia per gli imprenditori e un investimento strategico per la continuità aziendale.
Il check-up aziendale non è un costo: è un’assicurazione sul futuro. Rafforza la solidità dell’impresa, tutela gli amministratori e protegge il patrimonio personale. È questo il messaggio che, come ConsultINT & Partners, portiamo avanti dall’uscita della normativa affiancando le PMI, non solo nella gestione della crisi, ma anche in operazioni straordinarie, aggregazioni, passaggi generazionali e percorsi di crescita sostenibile».
